Ad alcuni piace la poesia. Il mondo poetico di Wislawa Szymborska

La poesia di Wislawa Szymborska

La poesia di Wislawa Szymborska

Il viaggio nel mondo poetico di Wislawa Szymborska ha rappresentato l’occasione per conoscere i testi di questa straordinaria poetessa polacca, premio Nobel per la Letteratura nel 1996. Il grande Iosif Brodskij già nel 1988, in occasione del suo discorso d’apertura del primo Salone del Libro di Torino, segnalando l’alto livello della produzione poetica polacca del Novecento (da lui definita “la più straordinaria poesia di questo secolo”) la citava tra i tre maggiori poeti polacchi viventi, giudicando una delle sue poesie, “La fine e l’inizio”, una delle cento migliori poesie del nostro tempo. La scrittura poetica della Szymborska è originale, personalissima e inconfondibile. In buona misura il successo dei suoi testi può ascriversi al suo linguaggio, che continua ad essere di sorprendente modernità e che le consente di parlare con semplicità e profondità allo stesso tempo della vita e della morte, evocando esperienze che ciascuno può riconoscere come proprie. La sua è stata definita una poesia post-ideologica, la poesia di chi ha vissuto le ideologie sulla propria pelle, di chi arriva da un mondo che ha visto molte macerie, molte rovine, ma che pure è dotato di una sorprendente capacità di rinascita. Nella splendida “La cortesia dei non vedenti” , la poetessa sente tutta la difficoltà che incontra ogni frase “messa alla prova dell’oscurità”: la parola dovrà riacquistare tutto il suo peso specifico, “dovrà cavarsela da sola, / senza luci e colori./ Un’avventura pericolosa / per le stelle nei suoi versi, / per l’aurora, l’arcobaleno, le nuvole, i neon, la luna…” È una poesia drammatica, non perché sia enunciata drammaticamente, ma perché mette in scena con semplicità, senza fronzoli e orpelli, il dramma dell’esistenza, la sua tragica brevità, il suo essere una rappresentazione a soggetto, senza possibilità di prove e di repliche, direttamente sul palcoscenico, dove “qualunque cosa io faccia, / si muterà per sempre in ciò che ho fatto”, come ci dice ne “Una vita all’istante”. Le sue parole rappresentano il desiderio estremamente umano che la morte possa essere solo una momentanea uscita di scena, di attori che hanno recitato bene la propria parte e che ritornano alla ribalta per ricevere i meritati applausi, dopo aver atteso pazienti dietro le quinte, senza togliere il costume. Leggendone i versi si ha la netta sensazione che la poetessa non stia parlando in generale ma si rivolga singolarmente a ciascuno dei suoi lettori, dando forma alle nostre personali intuizioni, sensazioni, paure. Altra costante nel percorso poetico della Szymborska è la fedeltà ad una precisa condizione esistenziale, l’attenzione al qui ed ora, ciò che si potrebbe definire il valore “epico” dell’attimo, “anche l’attimo fuggente ha un ricco passato, / il suo venerdì prima del sabato, / il suo maggio prima di giugno” (“Non occorre titolo”). Valore sempre accentuato dal mai sopito stupore con il quale si accosta al reale:“Potevo essere me stessa – ma senza stupore, / e ciò vorrebbe dire / qualcuno di totalmente diverso” (“Nella moltitudine”). Alla leggerezza mentale si accompagna un’eguale leggerezza espressiva, costruita con una lingua semplice, comune, spesso colloquiale, intrisa di letteratura, ma non letteraria. Levità che è messa maggiormente in risalto dalla straordinaria ironia dei suoi versi, segno di consapevolezza e misura, in grado di trattenerla sempre un passo al di qua dell’emozione. Un tema fondamentale della sua poesia è l’amore. Esso occupa “un posto importante, forse il più importante”, come è stato scritto da autorevoli critici. Rappresenta in qualche modo la contemplazione dell’eternità nel movimento stesso della vita, un dischiudersi della bellezza pura nel cuore delle passioni. Forse nelle poesie d’amore, ancora più che nel resto della sua produzione poetica, è possibile cogliere la sensazione dell’adeguatezza, quella sorta di magico campo di forze che nasce dagli stati di tensione e di equilibrio della rappresentazione, quel miracolo che avviene quando un’opera raggiunge l’universale nel particolare. Eppure rimarrebbe molto deluso chi pensasse di trovare in queste poesie la ripetizione o anche solo l’eco degli schemi tradizionali. L’amore nella poesia della Szymborska assume molteplici forme e compare, spesso calato in impreviste e destabilizzanti prospettive esistenziali e metafisiche, in tutte le possibili diverse sembianze e situazioni in cui si manifesta nella vita.

Stefania La Via

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